Scavando nei ricordi di Salvatore De Francesco, portiere in
forza al Mamertina, di 48 anni, si scopre che ha un passato, seppure nel
settore giovanile, in due grandi e prestigiosi club del Sudamerica, che ha
fatto tanta gavetta, poi un treno verso il calcio professionistico, sfuggito
per un niente, e un presente fatto di lavoro e…tanto calcio. “Sono nato in
Argentina – esordisce l’estremo difensore mamertino – a Buenos Aires, da una
famiglia di emigranti italiani della provincia di Messina. La mia carriera da
portiere inizia presto: giocavamo nei campi improvvisati della periferia della
capitale argentina, detti “protreri”, si trattava di partite interminabili che
duravano interi pomeriggi. La mia prima squadra è stata l’Indipendiente, dopo
due anni con i cosiddetti “diavoli rossi”, sono passato al River Plate: nel
glorioso club ho passato un anno e mezzo, perché poi, insieme ai miei genitori
e ai miei fratelli sono tornato in Italia. Ma gli anni in Argentina li
ricorderò sempre con affetto e con un po’ di nostalgia: ai Mondiali del 1978,
noi delle giovanili del River, abbiamo pure fatto i raccattapalle a due partite
degli azzurri, contro la stessa Argentina e l’Olanda e, poi, alla emozionante
finalissima”. Una carriera che poteva regalare altre e più importanti
soddisfazioni a De Francesco. “Nel 1979 – ha poi continuato – arrivato in
Italia, militavo nel Villa Lino, e insieme a Michelangelo Rampulla, che giocava
nel Patti, abbiano fatto un provino, a Camaro, con i tecnici del Varese che ci
proposero di partire per la Lombardia: io non accettai, Michelangelo, invece,
sì e tutti sappiamo che splendida carriera ha fatto. Per me si è trattato di un
treno perso che poi non è più passato”. Da questo momento la vita sportiva di
De Francesco si svolge tutta nelle squadre del messinese (Peloritana, Villa
Lino, San Pier Niceto, Acquedolci, Mamertina, Tortorici, Novara di Sicilia,
Ciappazzi, Porto Rosa) con una parentesi nella Gioiese in Serie D. Proprio
l’esperienza in Calabria sarà tra le più intense e indimenticabili. “A Gioia
Tauro – ha proseguito – ho i ricordi più belli: abbiamo vinto un campionato di
Serie D, nel 1981-82, e il nostro allenatore era Franco Scoglio. Con lui faticavamo
e sgobbavamo tantissimo, ricordo che ci faceva fare 15 chilometri a piedi
sull’Aspromonte, e questa rappresentava una sorta di preparazione atletica
dell’epoca”.
Giò Pintura
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